Sarajevo, 20 anni dopo

Ai primi di aprile del 2012 si celebrano i venti anni dell’assedio di Sarajevo (aprile 1992-febbraio 1996 ultimo attacco dei cecchini sulla città). Sarajevo città multiculturale come Alessandria, come Cordoba, Beirut. Sarajevo culla e laboratorio di una possibile armonia tra culture e religioni, città di antiche moschee, di chiese ortodosse, cattoliche e sinagoghe.

L’assedio di Sarajevo dura 4 inverni. Ne sigilla la fine la cosidetta “pace di Parigi” del dicembre 1995, ma gli attentati e tiri dei cecchini vanno avanti sino al febbraio 1996.

La caduta del Muro di Berlino e l’assedio di Sarajevo caratterizzano e
il secolo XX° e aprono il terzo millennio marchiandolo. Stigma del nostro
tempo.

Se il Muro di Berlino significa l’apertura dell’universo-est e il crollo del socialismo reale,  l’assedio di Sarajevo sancisce la fine dell’egualitarismo e delle mescolanze culturali, apre il millennio delle xenofobie e delle guerre religiose, dei crimini di guerra sulla popolazione civile.
La sanguinosa vicenda delle guerre etniche si apre con le stragi di Bijeljina, Zvornik e la “podrinija” (città e villaggi “lungo la Drina”) e dilaga con l’assedio di Sarajevo e raggiunge il punto più alto e sanguinario con il genocidio di Srebrenica nel luglio del 1995

A 20 anni dall’assedio della capitale bosniaca, Trieste, la città italiana che guarda ad Oriente, è il luogo deputato ad aprire un discorso non retorico con Sarajevo e con i Balcani. La ricorrenza è occasione di riflessione, di dibattito e di prospettive.
Sarajevo è stata e rimane prima di tutto una capitale culturale, con una esperienza originale di multiculturalità. Da qui vogliamo partire. Nel ventesimo dell’assedio riprendere e rappresentare – con concerti, mostre, dibattiti – cadenze e dinamiche di quella cultura plurale che ha permesso a Sarajevo di difendersi dall’aggressione razzista, di conservare un profilo plurale e di riproporsi – sia pure ferita – nella sua funzione di città-liminare, di città-cardine tra Occidente e Oriente.

Lavoriamo in questo senso.

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